Il PRIMO PERSONAGGIO del Fumetto al mondo NON è YELLOW KID ma Mr. JABOT
HISTOIRE DE MONSIEUR JABOT (1833) (Storia del Sig. Jabot)
può essere considerata come il 1° FUMETTO pubblicato al mondo (1833). È la 5a storia, creata da Töpffer nel 1831, ma la prima ad essere data alle stampe in Svizzera dalle Edizioni Cherbuliez. Edita in sole 500 copie, andrà esaurita in meno di un anno.
Il signor Jabot, piccolo borghese, riesce a farsi invitare al gran ballo della Signora du Bocage. Volendo fare impressione su tutta la famiglia, si finge bravo ballerino ed invita la signorina du Bocage a danzare con lui la quadriglia. Quando è ora del “galoppo” (finale dove le coppie, in fila indiana, percorrono di corsa tutta la sala) inciampa sul lungo vestito della giovane, facendo rotolare a terra tutti quelli che vengono immeditamente dietro.
Rimessosi in sesto, entra in contatto con Milord e Milady Felou. Mentre discorre con la nobildonna, una candela accesa, appesa sulla parete vicina, si spegne. Disposto subito a riaccenderla, Jabot sale su una sedia, ma viene urtato dal “galoppo”,trascinato via e sbattuto contro un tavolo, dove due nobiluomini giocano a scacchi, rovesciandolo. Segue una vivace discussione e Jabot è sfidato a duello, il giorno dopo alle ore 9. Lo stesso incidente avviene vicino ad un altro tavolo dove si gioca a carte e ne segue un nuovo duello per l’indomani alle 10.
Tornato a ballare la quadriglia, il nostro maldestramente pesta il piede alla signora Posomby e viene sfidato a duello dal di lei marito per il giorno dopo alle 11. Jabot cerca di scusarsi, addossando tutta la colpa a chi guida il “galoppo”. Il sig. Plouplou, sentendolo, si ritiene offeso e chiede soddisfazione per l’indomani alle 12. Nell’esprimere infine una sua opinione politica, il nostro, senza volerlo, urta la sensibilità di Lord Bricbroc che lo sfida a duello per le ore 13. La sera Jabot è felice di avere 5 questioni d’onore da risolvere il giorno dopo e sogna i balli, le damigelle e i duelli che l’attendono.
L’indomani ci si prepara alla sfida con la pistola. I padrini si accordano acché le armi vengano caricate con palline di pane, tanto l’onore sarà egualmente salvato. Ciò avviene e tutto finisce con una buona colazione e una bella bevuta. Invitato ad una battuta di caccia, Jabot acquista un fucile e tre cani che porta nell’hotel dove alloggia. Legati al piede del letto, gli animali iniziano a latrare infastidendo la Marchesa de Mirliflor, una vedova che occupa la camera vicina, con porta intercomunicante. Sul tardi, mentre i cani dormono, Jabot, al lume di una candela posta sul pavimento, si prepara per andare a letto. Indossa una lunga camicia da notte che accidentalmente prende fuoco. Inizia ad esclamare che sente un certo calore, forse sarà la fiamma dell’amore. Viene sentito dalla marchesa che crede di essere lei l’oggetto di tanto ardore. Il fuoco fa partire un colpo dal fucile carico appoggiato alla sedia.
La marchesa sviene credendo che il vicino si sia suicidato a causa sua. Jabot riesce a liberarsi della camicia e a spegnere il fuoco, ma il fumo ha riempito tutta la camera, per cui al buio apre tutte le finestre e le porte, compresa quella intercomunicante e s’infila finalmente nel letto. Il fumo però fa starnutire la marchesa, la quale fa svegliare i cani che trascinano il letto con Jabot nella camera della vedova. Svegliatosi e non trovando l’accendino, Jabot cerca di vestirsi, ma al buio stringe l’orecchio del cagnolino della marchesa e indossa i di lei mutandoni, perdendo l’equilibrio. La donna, pensando alla presenza di un ladro, invoca aiuto. Interviene l’albergatore, che scambiato al buio da Jabot per il malvivente, viene scaraventato fuori dalla finestra.
L’indomani il malcapitato si rivolge al magistrato denunciando un ladro sconosciuto. Nel frattempo la marchesa scrive un biglietto di ringraziamenti e ammirazione a Jabot che, pensando anche ai futuri titoli nobiliari, le dichiara amore. I due si sposano.
Monsieur Jabot (il cognome indica la “pettorina”, tipico abbigliamento maschile del ceto medio ottocentesco) rappresenta bene l’arrampicatore sociale piccolo borghese che vuole ad ogni costo essere accettato dalla società aristocratica, anche se va inevitabilmente incontro a gaffe continue. L’Autore lo mette spesso alla berlina, unitamente alla classe aristocratica dell’epoca che sembra intenta solo a divertirsi, ma alla fine, e questo succederà anche in altre storie, Töpffer prende a simpatia il proprio “eroe” e gli riserva un finale lieto.
LO STILE DI TÖPFFER
Il segno di Töpffer appare leggero e tremolante, ma riesce a tratteggiare con maestria tutti i personaggi delle storie. Sono sorprendenti i movimenti disegnati in alcune scene (vedi la terza vignetta della striscia 17 di “Monsieur Jabot”) ed i semplici segni (vignette prima e quinta della striscia 39) con cui indica che la candela è accesa e che il fucile spara, senza bisogno della futura onomatopea.
Fantastiche sono anche le tecniche narrative inventate dall’Autore e che precorrono di oltre mezzo secolo quelle che saranno adottate anche dal Cinematografo. Nelle strisce 16, 17 e 18 assistiamo come ai movimenti di macchina in un film e nella fantastica striscia 39 abbiamo un campo-controcampo dei due protagonisti, vignette di diversa grandezza che richiamano la nostra attenzione per i dettagli e piani differenziati.
I tratteggi usati da Töpffer, spesso come ombre dei personaggi o come sfondo delle scene, servono a dare un senso di profondità e a volte a mettere maggiormente in risalto le figure che risultano molto chiare. Le linee ondulate (vedere i vestiti delle ballerine e la scena a serpentina sempre della striscia 17) danno la sensazione del ballo e del movimentato "galoppo".
Incoraggiato dagli amici, tra cui Goethe, le storie disegnate di Töpffer vengono predisposte per essere pubblicate in libri. La prima ad essere pubblicata nel 1833 dall’editore svizzero Cherbuliez è proprio LA STORIA DI MONSIEUR JABOT, con una tiratura di 500 copie vendute in meno di un anno. Il libro verrà ristampato più volte, contraffatto all’estero, anche con Töpffer ancora vivente.
Le divertentissime strisce numerate da 15 a 21, nelle quali il malcapitato Jabot si trova ad affrontare gli imprevisti che possono capitare a chi si avventura in un ambiente poco conosciuto. Da notare come l'ultima scena di ogni striscia rimandi alla prima della successiva, creando continuamente nel lettore la curiosità di conoscere cosa succederà. Lo stesso capiterà circa 90 anni dopo con le "daily strips" (strisce giornaliere) dei comics d'avventura statunitensi.
La striscia n. 39, così come disegnata da Töpffer, ma con gli errori dei cliché di stampa nella primissima edizione del 1833.
La stessa formidabile striscia 39 in due versioni. La prima è quella con la posizione dei protagonisti corretta in fase della ristampa della storia nell'edizione francese. La "bande dessinée" presenta, caso insolito, ben 5 vignette e un ritmo incalzante con il disegno di scene tutte diverse. Gli atteggiamenti di Jabot e della Marchesa appaiono teatrali, ma ben prefigurano le situazioni che si avranno nei futuri cortometraggi comici cinematografici. Proviamo ad immaginare la stessa scena anche riportata in un film comico di qualche decennio fa, magari con Jabot interpretato da uno tra i formidabili attori quali l'italiano Alberto Sordi o il francese Jean Rochefort. Con sorpresa ci accorgeremmo che il tempo per guardare e leggere la striscia e quello per vedere la scena nell'ipotetico film sarebbero quasi gli stessi e ciò ci confermerebbe, se ce fosse ancora bisogno, della grandezza di Töpffer quale inventore del fumetto.
E a chi avesse ancora dei dubbi adducendo i pretesti che il "vero" fumetto abbisogna di alcuni elementi caratterizzanti come il "balloon" e le onomatopee, ci siamo divertiti a proporre (che Töpffer ci perdoni!) una seconda vesione della striscia con l'aggiunta di "nuvolette" e gustose onomatopee.
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BIBLIOGRAFIA e COPYRIGHT
© “ I primi eroi” – 1962 by Garzanti Editore
© R. Topffer – “Le storie del signor jabot e del signor crépin” 1968 by Lerici Editore S.p.A.
© “The adventures of Obadiah Oldbuck – The first american comic book” – 2003 Edizioni Napoli COMICON e
Alfredo Castelli
Articolo preparato tra il 25 ed il 31 maggio 2016.